domenica 21 settembre 2008

Alitalia si, Alitalia no!

Alitalia si, Alitalia no ! è il refrain che ha caratterizzato gli ultimi mesi e, soprattutto, le ultime settimane delle cronache del nostro Paese.
Air France, CAI, Spinetta e Colaninno si sono succeduti come possibili acquirenti della nostra fu compagnia di bandiera.

All'ultimo giro, quello dell'offerta CAI, il governo si è speso in prima persona nel tentativo di far nascere una nuova compagnia di bandiera dalle ceneri dell'Alitalia, attraverso il progetto opportunamente ribattezzato Fenice.

I sindacati di categoria dei piloti e degli assistenti di volo hanno alzato le barricate e abbiamo dovuto assistere anche a quello spettacolo demenziale rappresentato dal succedersi di scene di esultanza interpretate dai dipendenti Alitalia nel momento in cui Colaninno e soci hanno, almeno ufficialmente, ritirato l'offerta e, quindi, il baratro del fallimento si è spalancato sotto i piedi della compagnia di bandiera.

E' ovvio che tutte le persone di buon senso devono augurarsi una conclusione positiva della vicenda, almeno nell'ottica della creazione di una nuova compagine azionaria che possa rappresentare l'Italia nell'ambito del business del trasporto aereo e, d'altra parte, possa rappresentare una garanzia di continuità lavorativa per la maggior parte degli attuali dipendenti italiani; pertanto, sarebbe bene che i sindacati di categoria, la CAI e il Governo mettessero da parte ogni pretesto e siglassero il migliore accordo possibile.

E', a mio avviso, altrettanto ovvio che, un minuto dopo il salvataggio, il Governo debba farsi carico di un processo di trasparenza che è un atto dovuto nei confronti dei contribuenti Italiani che, a più riprese, hanno visto le loro risorse dilapidate nel mantenimento dell'Alitalia attraverso una gestione scriteriata.

Politica, sindacati e management, quello attuale e, soprattutto, quello passato, devono cospargersi il capo di cenere e spiegare agli Italiani come sia stato possibile compiere un tale scempio della compagnia di bandiera.

Gli ex-manager di Alitalia che sono stati lautamente ricompensati, anche con buonuscite faraoniche, per le loro nefaste attività devono essere chiamati a rendere conto delle loro colpe insieme con quel contesto politico e sindacale che, per decenni, ha sguazzato nell'ambito Alitalia curando qualsiasi cosa eccetto gli interessi generali della collettività.


Il Governo colga l'opportunità di consolidare la propria credibilità nei confronti degli Italiani onesti, cominciando a dimostrare che l'Italia non è più il paese dei cachi!

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